In uno dei suoi dialoghi più celebri, la Repubblica, Platone narra uno dei miti più famosi nella storia della filosofia, il cosiddetto “mito della caverna”.
Il racconto riporta di un gruppo di schiavi incatenati in una caverna, al buio, rivolti verso una parete sulla quale vengono proiettate delle ombre prodotte da figure che scorrono alle spalle degli osservatori, illuminate da un braciere. Uno schiavo, liberato dalle catene, esce dalla caverna e contempla, per la prima volta, il mondo in cui si trova e la luce del sole; una volta esposto alla luce del sole lo schiavo fatica ad adattarsi alla luce naturale così forte e rimande spaventato da quello che vede. Rientrato nella caverna, racconta ciò che ha visto agli altri schiavi, i quali, non credendogli, lo uccidono.
Ecco, più o meno ho avuto quella sensazione quando sono rientrato in Italia a lavorare dopo essere stato due anni a Londra ed aver lavorato per un’azienda multinazionale.
Non è per denigrare le aziende italiane, medio, piccole e grandi, e affibiargli l’etichetta di cavernicoli. Tutt’altro, il mito della caverna di Platone si riferisce a ognuno di noi e descrive lo stato di ignoranza assoluta di una certa realtà.
E’ difficile immagine una realtà di cui non abbiamo alcuna conoscenza.
E’ molto più semplice pensare ad una possibile evoluzione di una cosa già parzialmente nota. Pensiamo ad esempio all’intelligenza artificiale: è facile oggi immagine che tra qualche anno avremo degli assistenti virtuali che scriveranno email al posto nostro o prenoteranno appuntamenti per noi al ristorante, nulla di più semplice da immaginare. Questo è possibile perchè abbiamo già buona parte degli elementi cognitivi per immaginarlo. Infatti sentiamo tutti i giorni parlare di AI e abbiamo probabilmente noi stessi già provato qualcosa di simile anche se non perfettamente funzionante.
Adesso provate ad immaginare un Computer Quantico (Quantum Computer). Come funziona? Cosa fa? Riuscite a crearvi nella vostra testa un’immagine di come funziona? Forse sì se avete familiarità con l’argomento o forse no.
Proviamo con quale concetto manageriale.
Provate a immaginarvi una “linea guida” (Guideline). Una linea guida è uno strumento manageriale per l’organizzazione efficiente delle attività del personale aziendale. Riuscite a immaginarvela?
Provate ora a immaginare gli “obiettivi aziendali”. Riuscite a definire 3 obiettivi aziendali per l’anno in corso? Uno potrebbe essere l’obiettivo di performance finanziaria contenente Fatturato e Profittabilità; gli altri due potrebbero essere obiettivi organizzativi o di responsabilità sociale. Riuscite a immaginarli? Probabilmente sì, e in questo paragrafo avete già degli elementi che vi aiutano.
Adesso, provate a immaginare che ogni collaboratore della vostra azienda abbia degli obiettivi da raggiungere durante l’anno, OK? E che quegli obiettivi debbano essere derivati dai 3 obiettivi aziendali. Quindi gli obiettivi personali sono derivati e allineati agli obiettivi aziendali e tutti i dipendenti lavorano in quella direzione. Non è tutto estremamente coerente, logico e, se vogliamo, semplice?
Eravate in grado di immaginare tutto questo prima di averlo letto? Questo è il primo punto del mito della caverna di Platone. Ma non è finita qui:
Il punti del mito sono almeno 3:
- Non si può immaginare ciò di cui non si ha alcuna conoscenza;
- Una volta esposti alla nuova situazione si prova disagio e sofferenza;
- Quando si cerca di spiegare ciò che si ha visto a chi non l’ha visto incorrerà nel rifiuto, negazione e rigetto
A questo punto potete tranquillamente immaginare voi stessi in qualsiasi situazione in cui vi è stato chiesto di fare una cosa nuova o in maniera diversa da come la facevate prima. Personalmente ho avuto questa esperienza quando ho iniziato a lavorare con la metodologia di Project Management a cascata. Per la realizzazione di un progetto di Knowledge Management dovetti lavorare per una settimana con un collega esperto di project management con cui abbiamo dovuto pianificare in dettaglio tutto il progetto prima di poter iniziare materialmente a lavorarci.
Fu un’esperienza molto istruttiva perchè imparai la metogologia di pianificazione che non ho più abbandonato, ma nello stesso tempo fu una settimana di mal di testa.
Perchè chi non è uscito dalla caverna rifiuta la nuova realtà
Questo è sicuramente il passaggio più interessante da approfondire in termini di comportamento organizzativo aziendale perchè riguarda tutte le aziende. Il tema del change management per esempio si colloca in questa fase della vita dell’azienda. Nel caso del change management c’è una consapevolezza da parte di qualcuno ai vertici dell’azienda che è necessario un cambiamento in azienda. Può essere un cambiamento tecnologico o un cambiamento di processo, ma si tratta sempre di un cambiamento forte che spesso viene inizialmente rifiutato o ostacolato dal personale dell’azienda.
In questo caso il vertice aziendale è “lo schiavo liberato dalle catene che è uscito dalla caverna” e gli schiavi incatenati sono il personale azienda che è legato alle vecchie abitudini lavorative.
Cosa succede quando si assume personale con esperienze diverse dalla cultura corrente dell’azienda.
Quando un nuovo dipendente o collaboratore si inserisce in azienda portando con sé novità o esperienze diverse dalle consuetudini o cultura organizzativa aziendale si crea una collisione. La nuove pratiche organizzative, teoricamente più efficienti o performanti, si scontrano con le pratiche in essere in azienda ed è necessario decidere se adottare le nuove pratiche, quindi sposare il cambiamento o rigettare le nuove pratiche e mantenere quelle vecchie.
A fronte di evidenze che le nuove pratiche possono migliorare sia i processi che l’esperienza delle persone che le adottano è possibile che le nuove pratiche vengano adottate ma con alcune riserve o limitazioni. Ad esempio potrebbero venire adottate solo quelle nuove pratiche che vengono ritenute necessarie, mentre altre verranno rigettate.